Ugo Corsi aveva un istinto innato per il volo, una padronanza senza uguali del velivolo e di lui si dice che se non fosse nato sfortunato, sarebbe stato il miglior pilota acrobatico dell’Aviazione italiana. In forza alla 90^ Sq. del 4º St. Caccia di Gorizia e’ stato gregario nella Pattuglia Acrobatica di Tessore con i Breda 19 e poi in quella del cap. Rossi a Budapest nel ’36. Inviato in Spagna il 27/01/37, al VI Gr. Caccia, il 12/10/37 alla sua 79^ azione di guerra, durante un combattimento si scontra in volo con un collega e si lancia col paracadute. Viene catturato e, dopo una lunga e dura prigionia, grazie ad una scambio con piloti avversari, viene liberato il 10/12/38. In Spagna consegue due vittorie individuali e tre in collaborazione ed e’ decorato con due Medaglie d’Argento al Valor Militare. Dopo il rimpatrio dalla Spagna torna a Gorizia e addestra le nuove leve del 4° Stormo. Allo scoppio della II Guerra Mondiale viene inviato in Libia e al primo combattimento si trovoa ad affrontare da solo cinque Hurricane, ne abbatte’ tre ed alla fine venne a sua volta abbattuto. Precipitato in mare con il suo CR42, il suo corpo non verra’ mai piu’ ritrovato. Decorato con un’altra M.A.V.M. rimarra’ il pilota piu’ abile e sfortunato del 4° Stormo. Al Nato a Pirano d’Istria in 1911 e’ scomparso nel Golfo di Sollum il 19 giugno 1940.
L’abbattimento del serg.magg. Ugo CORSI – 84a Sq. – Bir el Gib 19-06-1940 come riportato da “QUELLI DEL CAVALLINO RAMPANTE” di Antonio Duma Il 19 giugno PIRAGINO, SCAGLIONI, PILLEPICH, MONTI e CORSI, tutti della 84a, partono per una scorta a cinque Breda 65 e nove CR32 diretti a spezzonare una colonna di mezzi meccanizzati tra Sollum e Sidi el Barrani. MONTI insiste con PIRAGINO perché i velivoli siano almeno sei, ma gli ordini superiori debbono essere rispettati. Gli apparecchi d’assalto hanno l’ordine di ricercarsi l’obiettivo da battere e perciò effettuano un primo giro fra Amseat e Bardia, un secondo giro più largo oltre Sollum e poi un terzo giro. Si perde così molto tempo, la difesa nemica viene messa in allarme e fa partire i suoi caccia. PIRAGINO che segue da sopra i Breda 65 è in virata a 2000 metri quando dall’alto gli piombano addosso un numero imprecisato di Gloster e, per la prima volta, un veloce monoplano da caccia, l’Hurricane. È una brutta sorpresa, il combattimento avviene in condizioni svantaggiose, di netta inferiorita’ numerica e si svolge rapido e accanito. La reazione dei CR42 è pero’ immediata ed energica e il nemico abbandona presto il cielo della battaglia. All’atterraggio, un’ora dopo, mancano PIRAGINO e CORSI. Gli altri hanno visto chiaramente un CR42 infilarsi in mare dopo essere stato mitragliato da un Hurricane, mentre non si hanno notizie del secondo. Dei piloti rientrati, SCAGLIONI ha sicuramente abbattuto un Gloster, PILLEPICH due. Il comunicato inglese di quel giorno annuncia la perdita di sei velivoli contro due italiani abbattuti. Dunque anche PIRAGINO e CORSI si sono battuti bene, perche’ il 19 giugno nessun altro combattimento ha avuto luogo sul fronte cirenaico e, pertanto, i sei velivoli abbattuti sono accreditati collettivamente ai piloti della 84 Squadriglia che parteciparono al combattimento. Sull’azione riferisce SCAGLIONI, primo gregario di destra di PIRAGINO: “Sulla verticale di Bir el Gib siamo stati attaccati da un numero imprecisato di Gloster e da un Hurricane che, col favore della maggiore quota, ci hanno messo in seria difficolta’. Ricordo di aver visto il comandante effettuare un violento rovesciamento mentre io, col motore al massimo dei giri, impennavo il mio CR42 stringendo disperatamente sulla sinistra. Questa manovra mi portava in coda ad un Gloster che poi doveva precipitare sotto i colpi delle mie 12.7. Del comandante ho saputo solo al mio rientro alla base che mancava all’appello, io dopo i primi attimi del combattimento lo avevo perso di vista. Nello stesso combattimento perdevamo anche il serg.magg. CORSI ad opera di un Hurricane che io ho a mia volta attaccato nel vano tentativo di distrarlo dalla sua azione. Il mio intervento non è valso a salvare il mio compagno di squadriglia, sicuramente colto di sorpresa, visto che si trattava di un pilota di eccezionali capacità, considerato da tutti come il miglior acrobata dello stormo”. CORSI era veramente un pilota eccezionale. Aveva fatto parte delle pattuglie acrobatiche del Quarto Stormo dal 1934 con i Ba19 di TESSORE. In Spagna ove aveva avuto una medaglia d’argento. E’ ricordato perche’ riusciva a fare cio’ che ad altri era impossibile. Era un maestro dell’acrobazia a bassa velocita’, decollava, riduceva motore tirando su e, sempre a motore ridotto e col muso su, iniziava a virare e con la coda per terra girava dentro il campo con il suo CR.32 appeso all’elica, tenendo tutti col fiato sospeso. Lo invidiavano ma nessuno osava tentare di imitarlo. |
Dal diario di CHIANESE Fra questi ultimi c’e’ il serg. CORSI, soprannominato “Fufo” per il suo volto da ragazzino. Ha un istinto innato per il volo. Di lui si dice che se non fosse nato sfortunato, sarebbe stato il miglior pilota acrobatico dell’Aviazione. Chianese ricorda che era abilissimo nel controllare il velivolo alle basse velocita’ e spesso appena staccato da terra riduceva il motore e, ad un metro da terra, con il muso alto “razzolava” per il Campo. Saliva poi un po’ in quota e, planando in volo rovescio, puntava prima dell’hangar, arrivava a qualche metro dal suolo e, sempre rovescio, cabrava terminando la manovra con un “imperiale”. Fu’ il pilota piu’ abile e sfortunato del Quarto Stormo. Poco dopo essere giunto in Spagna, Al primo combattimento (o in uno dei primi) cade prigioniero. Al primo combattimento in Africa, dopo aver abbattuto tre velivoli inglesi, viene a sua volta colpito ed abbattuto. Il suo aereo, nonostante le affannose ricerche, non viene mai piu’ ritrovato e cosi’ pure il suo corpo. |
Dal diario di BIFFANI Prima di fare il CR32, feci un doppio comando sul CR30 con il povero Corsi e gli amici mi dissero: “Te la passi bene, vedrai quello che ti combina”. Me l’ha combinata. M’ha fatto fare il decollo e m’ha detto: “Lascia la cloche”. M’ha fatto una serie di tonneaux, non so quanti, sul Carso, sul San Michele. Poi m’ha detto: “Andiamo a casa”. M’ha fatto fare l’avvicinamento e l’atterraggio. M’ha battuto una mano sulla spalla e m’ha detto: “Vai, vai”. Anche Corsi era eccezionale. Ah, Corsi, Corsi, Corsi, non ce ne sarà mai più uno uguale. Non ce ne sarà mai più uno come lui!. Sto criminale, decollava, riduceva motore e si metteva con la coda per terra che cosi’ non staccava e girava dentro l’aeroporto. Merna non è grande lo sai, ma a lui bastava. Non toccava terra, la sfiorava. Si sosteneva sul cuscino d’aria creato dall’elica sotto l’ala. Allora questa tecnica non si conosceva. Aveva una padronanza senza uguali nel fare la vite. Faceva spesso dei voli da solo; volava lungo l’Isonzo sui 400/500 metri ed improvvisamente entrava in vite. Lo si vedeva scendere girando in vite e ci aspettavamo che uscisse ed invece continuava ad avvicinarsi sempre piu’ al terreno. Lo vedevamo sparire ancora con il muso basso dietro gli alberi dell’Isonzo e trattenevamo il respiro. Dopo un po’ ricompariva verso Savogna. Rimetteva l’aereo dalla vite nell’avvallamento dell’Isonzo non so a quanto, forse a 20 metri. Era talmente padrone dell’aeroplano che tutto gli veniva con una indifferenza e serenità eccezionale. Corsi era qualcosa di trascendentale, veramente!. Tanto bravo e tanto sfortunato. In Spagna dopo pochi voli viene abbattuto e si fa 13 mesi di prigionia. Ebbè son atterrato in mezzo ai carriarmati inglesi. Mi mettono su una camionetta e tutta la notte a camminare. La mattina arriviamo all’aeroporto di Marsamatruk dove c’e un concentramento di prigionieri italiani. Mi fanno scendere, mi consegnano, sto li’ col caschetto e le mani nelle tasche, capirai quanto ero allegro! Mi si avvicina un individuo in uniforme. Lo guardo e dico: “uh, c’ha l’aquila, questo è un pilota!”. Mi viene vicino, mi fa: “Buongiorno, che è successo?“ Parla italiano, anzi parla fiorentino questo. “Ieri ho avuto un combattimento ed eccomi qua. Lei conosceva il signore inglese che ho abbattuto, era un suo collega?” “No, no, lui comunque è rientrato“. Evidentemente s’era lanciato, il paracadute non l’ho visto perche’ è rimasto sopra, io guardavo sotto. Dunque io gli faccio: “Lei è molto tempo che è qui?” “Si, dall’inizio della guerra“. Era dicembre, erano trascorsi 6 mesi, volava sui Blenheim. “Da dove viene lei?“ “C’è scritto sull’aeroplano: 4° Stormo” “Dov’è il 4° Stormo?“ “El Adem“ “Ah la!, ieri ve l’abbiamo date eh?“ “Ah, lei era uno di quei tre Blenheim?” “Si!“. Al mattino avevamo avuto ordine tassativo di non decollare neppure se ci avessero bombardato. Eravamo li’ verso le 10, quando “Allarme, allarme, allarme!” Passano 3 Blenheim, sganciano le bombe, fanno una gran cagnara ma nessun danno, son cadute fra gli hangar e gli edifici, la mensa … tutte le bombe in fila, non han fatto un buco nelle lamiere degli hangar. “Beh, si, ci avete bombardato, ma non avete fatto niente assolutamente perchè … ” gli faccio uno schizzo sulla sabbia ” … qua, qua, qua …son passati, non han fatto niente. Pero’ se doveste tornare, qui c’è un edificio, all’ingresso dell’aeroporto” “Si, si“ “Bene, quello salvatelo” “E perchè?“ “Perchè dentro ci sono le donne” “Come sarebbe a dire?“ “Le donne … parliamo d’altro … Lei allora che è tanto tempo che è qua, sa qualcosa dei miei colleghi che non sono rientrati?” “Mi dica, mi dica i nomi“ “Bir El Gobi, Renzi“ “Abbiamo trovato il suo cadavere nei rottami dell’aeroplano“. Era Norino Renzi!, questo nel ’40, l’avevano già trovato, subito e nessuno di noi lo sapeva. Loro avevano i mezzi che giravano nel deserto, le camionette, quelli la facevano seriamente la guerra, noi no! Dei venditori di vasetti come siamo stati noi. Non noi, che combattevamo. Continuo ad elencare i nomi dei colleghi: “il colonello Piraggino“ “Prigioniero“ “il tenente Lanfranco“ “Prigioniero“ “Corsi“ “Ah, quello ci è costato caro!” proprio, credimi, fece: “Ahh!“ “Perchè?” “Quello ci è costato caro“ “Perchè, come ando’ il combattimento?” “Si e’ trovato da solo in mezzo a cinque Hurricane e ne ha abbatturo tre!“. Me lo disse in inglese questo. Di Ugo Corsi nessuno ne ha mai parlato. Io ho cercato di contattare, di trovare notizie attraverso l’Ambasciata, attraverso l’Addetto Aeronautico Inglese, non ci sono riuscito. Perchè non è giusto che Corsi sia caduto nel dimenticatoio. Tanto era una persona a postissimo, bell’uomo, simpatico, pilota unico. “Quello ci è costato caro. Da solo in mezzo a cinque Hurricane, ne ha abbatturi tre, … da solo ne ha abbattuti tre!“. Poi è stato sopraffatto dagli ultimi due. Mettiti un po’ da solo in mezzo a cinque Hurricane con un CR42, te lo immagini? Questo me l’ha detto l’inglese eh? Lo apevamo già noi, perchè da Bardia era stato visto il combattimento, quindi si sapeva. Dall’aeroporto di Bardia, li’ nel golfo di Sollum, li vedi gli aeroplani. Ugo Corsi di Pirano d’Istria. Torno’ dalla prigionia nel ’38. Raccontava che appena catturato ci fu una visita della “Pasionaria” una famosa comunista: “estos quien son?“ “pilotos italianos“ “y che esperais a matarlos?“. (Questi chi sono? Piloti italiani. Che aspettate ad ammazzarli?). Dal giorno dopo, la mattina li bendavano, li portavano in un certo posto, una scarica di fucileria. Sparavano per aria. Perchè questo? Li liberarono grazie ad uno scambio con piloti rossi. Erano preziosi, altrimenti li avrebbero uccisi tutti. |
l ricordo di GIGI MONTI “Il povero Corsi, bravissimo tra i bravi, fu sfortunato al punto da essere fatto prigioniero in Spagna alla prima azione e da perdere la vita a Bug Bug al suo primo combattimento. Un pilota fuori del comune, che sembrava nato con l’aeroplano, solista acrobatico da lasciare col fiato sospeso, capace di planare in volo rovescio col CR42 fino a pochi metri da terra e poi, quasi in perdita di velocità, con gradevole e perfetta manovra, cabrare rovescio, fare un mezzo tonneau col timone didirezione molto vicino a terra ed atterrare quasi subito perdendo sei o sette metri di quota con un paio di scivolate d’ala. Puntava raso terra contro l’hangar e poi virava sfiorandolo e col velivolo inclinato sulla verticale di una trentina di gradi, con una manovra che nessun pilota è riuscito a rendersi conto come potesse essere eseguita. In pattuglia stava così vicino in fila indiana da sporcare l’ogiva della sua elica con la vernice rossa del tricolore della mia coda!». Riferisce Biffani che il giorno dopo il suo abbattimento e la cattura avvenuta il 9 dicembre 1940, mentre lo portavano nelle retrovie, in una sosta presso il campo di Marsa Matruh, fu avvicinato da un ufficiale pilota inglese che parlava un eccellente italiano, gli offri una tazza di tè e sigarette, gli chiese ragguagli sul suo combattimento, non volle ammettere che anche il pilota inglese era stato abbattuto, e a lui Biffani chiese notizie dei camerati non rientrati: Renzi, a Bir el Gobi, ne trovarono i resti nel CR42; Piragino prigioniero; Corsi “ un eccezionale pilota – disse l’inglese – prima di essere abbattuto e di infilarsi in acqua nel Golfo di Sollum, abbatte’ tre dei nostri”. |