Pesaro San Costanzo (PU) 1919 – 10 marzo 2004 Pesaro
Mio padre era una persona normale … ma era un grande”
così, delicata e semplice, la figlia Isea, ha voluto consegnarlo al ricordo di chi lo ha conosciuto.
Figlio di Eliseo e Virginia Moretti, Celestino Secchiaroli nato a Pesaro San Costanzo (PU) nel 1919, dimostra, dopo il periodo della scolarità, particolari doti di artigiano, abilità che seppe trasferire in campo militare quando, richiamato alle armi nel Gennaio del 1940 e assegnato alla Regia Aeronautica, chiese di frequentare uno dei corsi accelerati per specialisti presso il “Centro istruzione” di Ferrara. Ne usciva, in Marzo con la qualifica di Primo Aviere “montatore”. Breve “pratica” alla 2^ Squadriglia Autonoma di Volo a Padova e definitiva assegnazione alla 96^ Squadriglia – IX Gruppo – 4° Stormo Caccia Terrestre di base a Gorizia. Poiché il prestigioso “Quarto” è da sempre considerato un reparto d’elite – non soltanto riguardo ai piloti – c’è da ritenere che quell’invio a Gorizia non fosse stato casuale e che i superiori avessero saputo ben valutare le rare capacità del giovane Specialista dalle … mani d’oro. Da quel momento, l’attaccamento di Celeste alla “96^” diveniva di giorno in giorno più saldo : una sorta di reciproco patto “di ferro” costruito su principi poi consolidati durante gli anni della Seconda Guerra mondiale: spirito di servizio e senso del dovere sempre anteposti ad ogni altra condizione personale … sacrifici, pericoli, disagi, che accompagnarono la vita di Secchiaroli così come quella di tutti gli “Specialisti” della Regia Aeronautica, cui erano affidati gli importantissimi compiti di rendere pronti al combattimento gli apparecchi del reparto di appartenenza e restituire efficienza a quelli danneggiati più o meno gravemente dall’azione nemica. Lavoro davvero improbo che – dopo appena due mesi di “pace” – Celeste dovette affrontare dal 1° Luglio 1940 allorquando i caccia C.R.42 della “sua” 96^ Squadriglia volarono in Sicilia agli ordini del Capitano Fassi per operare contro Malta. Quattordici giorni dopo trasferimento sul fronte dell’Africa Settentrionale : campi di Tripoli, poi Derna quindi El Adem/T.3 dove il 4° Stormo era quotidianamente impegnato in scorte ai bombardieri, ai velivoli dell’Assalto e in mitragliamenti al suolo, sostenendo numerosi combattimenti con gli aerei britannici. Fu il periodo in cui Secchiaroli, assieme ai colleghi, non soltanto dovette svolgere faticosi turni di lavoro ma fu particolarmente esposto alle improvvise incursioni – diurne e notturne – dell’Aviazione astutamente effettuate proprio quando il personale a terra era intento a rifornire, riparare e soprattutto decentrare gli apparecchi nazionali. Nonostante tutto, un incarico svolto sempre con abnegazione esemplare e che il comando riconosceva proponendo il nostro per una ricompensa al Valor Militare. Giungeva la Croce di Guerra nella cui motivazione erano ben riassunti attività e meriti. In Libia, lo Stormo e quindi anche la “96^ Squadriglia”, dovevano subire le conseguenze della prima offensiva inglese (Dicembre 1940) arretrando, sempre combattendo, sui campi di Derna, Ain el Gazala, T4, Bengasi prima di rientrare in Patria. Celeste lasciava Bengasi il 26 Dicembre 1940 – fortunatamente in aereo – con destinazione Napoli. Fortunatamente perché gran parte del personale Specialista e di Governo veniva rimpatriato “via” mare. Imbarcati gli uomini sul trasporto “Città di Messina” – silurato e affondato da un sommergibile nemico al largo di Homs – nel naufragio pativano numerosissime perdite. Il 2 Gennaio 1941, Secchiaroli era di nuovo a Gorizia disponibile per un nuovo particolare compito che coinvolgeva tutti gli uomini del 4° Stormo reduci d’Africa : la transizione sui nuovi velivoli da caccia “Macchi Castoldi”, monoplani. In un primo tempo gli M.C.200, poi gli evoluti e veloci M.C.202. Per gli Specialisti furono mesi e mesi di intenso studio e lavoro per la perfetta conoscenza delle macchine soprattutto per la loro messa a punto. Alla fine di Settembre tutti i “202” della 96^ Squadriglia – guidata dal Capitano Viglione – erano pronti per tornare in zona d’operazioni, così come il personale Specialista e di Governo. Breve sosta e cerimonia a Roma/Ciampino e poi in azione. A Comiso – ed anche a Sciacca – per agire ancora sull’isola di Malta ; dal Novembre, brevemente in Nord-Africa, poi definitivamente dal Maggio 1942 riunendosi a tutto lo Stormo per seguire e appoggiare dal cielo l’offensiva di Rommel. Celeste Secchiaroli, con la “96^” ora comandata dal Capitano Annoni, era a Bengasi, indi sul campo di Martuba/4, in Giugno era a El Adem e a Sidi el Barrani. Dal 1° Luglio, il 4° Stormo andava sulla base avanzata di Fukaassieme a reparti da caccia della Luftwaffe. Erano i mesi “caldi” di El Alamein caratterizzati da aspri combattimenti aerei quotidiani e frequenti attacchi della RAF, il che equivaleva a moltipllcare lavoro e rischi anche per gli infaticabili Specialisti affinchè – ad ogni alba – il maggior numero di Macchi fosse a disposizione e in grado di partire su allarme. In questa difficile situazione – nella tarda sera del 7 Luglio – un agguerrito “Commando” di sabotatori inglesi attaccava la base di Fuka, sorprendendone le difese … ma non Secchiaroli e pochi altri con lui che sapevano comportarsi con decisione, senso del dovere e coraggio. Ricorda il protagonista … “Verso le 20 stavamo rientrando al nostro accampamento per fine turno quando cominciò un fìtto cannoneggiamento sul nostro aeroporto. Era tutto un fuoco. Spari dal deserto, proiettili che passavano sulle nostre teste e … fuggi, fuggì dalla zona … A notte fatta, io e il mio amico Aviere Scelto Arcadi ci ponemmo subito a disposizione per essere mandati alla sorveglianza della nostra Squadriglia. Nell’oscurità intravedemmo movimenti e ombre: intimato l’alt ricevemmo in risposta alcuni spari cui rispondemmo allo stesso modo. Fu allora che giudicammo utile controllare gli apparecchi e su tutti i nostri della 96^ e anche su altri trovammo una specie di “pacchetti” dai quali proveniva un rumore. Breve riflessione tra noi e ovvia la conclusione che sì trattava di ordigni a scoppio ritardato. Consci del pericolo che correvamo ma anche del fatto che si poteva verificare la distruzione di decine dei nostri “202”, ci precipitammo a togliere da velivoli i pericolosi “pacchetti” e gettarli lontano … ove presero a scoppiare senza arrecare danno ai preziosi apparecchi. Poi altri spari, movimenti di camion in lontananza … Davvero una notte d’inferno! L’indomani, dopo una inchiesta e la nostra relazione, ci fu detto che il nostro gesto sarebbe stato certamente ricompensato con una medaglia d’Argento al Valore, perché avevamo individuato e fatto brillare numerose mine applicative…“. L’importante fatto d’arme avrebbe davvero meritato il riconoscimento promesso e, forse, la proposta venne davvero instruita ma purtroppo destinata ad arenarsi nelle secche della guerra perduta o nei meandri impenetrabili della burocrazia ministeriale. Negando a Secchiaroli e ad Arcadi una meritata soddisfazione. Poi, come nel Dicembre del ’40, si rinnovavano i giorni concitati del definitivo ripiegamento che Celeste affrontava subendone – aggravati – rischi e stenti ma senza mai staccarsi dalle vicende belliche della 96^ Squadriglia e del glorioso “Cavallino rampante”. Toccati, a ritroso, i campi di Sollum, Martuba, Ara Fileni, Barce, Tripoli, Sfax. Quindi, di nuovo in salvo al di la del Mediterraneo – a Castelvetrano – raggiunta il 28 Gennaio 1943, per riprendere il “lavoro” e il dovere di sempre con il proprio reparto ora seriamente impegnato a difendere i cieli dell’Italia meridionale.
Continui gli spostamenti da un aeroporto all’altro Catania, Castro Villari, Crotone, Gioia del Colle da dove, per effetto dei sommovimenti legati all’Armistizio, Secchiamoli si univa ad una colonna di automezzi – alcuni spinti a mano! – che riuscivano a raggiungere Brindisi il 10 Settembre 1943. E da Brindisi, in tutto e sempre fedele al suo 4° Stormo, egli riprendeva a seguire l’intensa attività bellica del reparto schierato a fianco degli Alleati nella guerra di Liberazione. Da menzionare, in tale periodo, anche l’importante incarico affidategli : il rinvenimento ed il recupero di materiali e pezzi di ricambio, abbandonati per effetto degli eventi bellici su molti aeroporti metropolitani e d’Africa, assai preziosi per far di nuovo volare i pochi e usurati velivoli del reparto. Poi ancora spostamenti, risalendo la Penisola : Lecce/Galatina, Leverano, Campo Vesuvio, Termoli, in difficile, faticosa sequenza sino al 1945 quando, al termine del conflitto, anche Celeste Secchiaroli veniva posto in congedo illimitato. La Patria e la Regia Aeronautica riconoscenti ma, al tempo stesso, lasciando in lui memorie davvero indelebili, nobilitati dai sacrifìci fatti – Avieri di terra e piloti – soprattutto sugli inospitali campi del Nord-Africa. Ricordi e senso di appartenenza da lui volutamente confermati attraverso l’iscrizione alle Associazioni d’Arma e soprattutto alla Federazione Provinciale dell’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro fra i decorati al Valor Militare, di cui fu a lungo consigliere solerte, attivissimo collaboratore e, per i venticinque anni, “alfiere” ufficiale. Sempre presente e inappuntabile – bustina, guanti bianchi e labaro orgogliosamente portato – ad ogni cerimonia e ricorrenza patriottica. Un “personaggio”, quasi una…istituzione. Tornato nella sua Pesaro dopo la guerra, non gli fu difficile ritornare alla vita civile e riprendere l’attività di laborioso, provetto artigiano “del legno” tanto che una importante azienda del settore fu pronta ad assumerlo per non farsi sfuggire un così prezioso collaboratore. Fedele anche nel rapporto di lavoro, Secchiaroli si guadagnava l’onorata pensione dopo oltre trentacinque anni di apprezzata attività in ditta. Celestino è scomparso – quasi all’improvviso – il 10 marzo 2004, lasciando nel più profondo dolore i familiari e rendendo grande il vuoto tra gli amici e i tanti estimatori.