Lo stemma del 4°Stormo e’ ancora oggi il famoso cavallo di Francesco Baracca, il primo tra gli assi della caccia italiana di tutti i tempi, tradizionalmente noto come “cavallino rampante”. In termini araldici sarebbe invece corretto parlare di cavallino “inalberato” o “imbizzarito”.
Nella prima meta’ del 1917 Baracca sceglie come insegna personale (dipinta sul lato sinistro dll’aereo in dotazione) un cavallo rampante, a ricordo del ReggimentoPiemonte Reale Cavalleria (2°) presso il quale ha prestato servizio. Probabilmente ai tempi di Baracca il cavallo era di colore rosso ma, dopo la morte dell’eroe e’ diventato nero in segno di lutto. In ogni caso. Inizialmente l’emblema era dipinto senza alcun sfondo, direttamente sulla colorazione chiara degli aerei; in seguito, con la fornitura dei primi SPAD mimetizzati, il cavallo viene inserito in una nuvoletta bianca, per renderlo meglio visibile. Dopo la fine della Grande Guerra, la 91^Sq. pur avendo come proprio distintivo il grifo rampante, mantiene viva anche la tradizione del cavallino del maggior asso della caccia italiana, che ha fatto parte della Squadriglia fin dalla costituzione e l’ha comandata per circa un anno.
Il 1° giugno del 1931, allorché lo stormo fu costituito, i velivoli provenivano dal VII Gruppo e 1° Stormo. I CR.20 si presentavano in vario modo. Quelli della 84^ Squadriglia e della 91^ recavano sul fondo argenteo le marche distintive usate nelle manovre dell’anno prima, due strisce verticali sulla parte terminale della fusoliera, subito prima dei piani di coda, una più larga, del colore indicativo del gruppo di appartenenza, il VII, l’altra più , stretta, del colore della squadriglia. Così si presentavano ad Aviano nel luglio del ’31 i velivoli della 91* Squadriglia, durante i preparativi per la partecipazione dello stormo alle Grandi Manovre dell’Armata Aerea. Le strisce erano riportate anche sulle estremità dell’ala superiore, dorso e ventre. Alcuni velivoli apparivano senza questi contrassegni perché i CR.20 venivano sottoposti a completa revisione della cellula e dei motori e successivamente riverniciati. I velivoli provenienti dal 1° Stormo (IX Gruppo e 90^ Sq.) vennero anch’essi preparati per le Grandi Manovre e ricevettero, come quelli del X, le strisce indicative del 4° Stormo, del gruppo e della squadriglia, previste dalle disposizioni per l’anno 1931.
I velivoli dello stormo vennero, inoltre, contraddistinti, unitamente a quelli del 1° Stormo, da una grande stella azzurra a cinque punte sui lati della fusoliera e sulle ali, in prossimità dei numeri.
Completavano i contrassegni l’indicativo di stormo in cifre arabe e quello di gruppo, in numeri romani, disposti in forma di frazione, lo stormo sopra e il gruppo sotto, posta nella zona terminale della fusoliera sotto il piano di coda, preceduta dal numero in cifre arabe della squadriglia. Questi numeri e simboli erano in nero. Sulla fusoliera, prima delle strisce verticali veniva invece riportato il numero di linea di squadriglia in rosso.
Le disposizioni in vigore all’epoca (F.O. ministeriale n. 10 del 5 aprile 1927) prescrivevano che sui velivoli venisse portato il distintivo di gruppo, preceduto da due numeri, uno in nero, della squadriglia, l’altro in rosso, di linea, separati da un tratto orizzontale. I velivoli del Quarto, per la coincidenza con la preparazione per le Grandi Manovre, non ebbero inizialmente questa caratteristica. Alla fine del 1931, i CR.20 del Quarto cominciano ad essere sostituiti gradualmente dai CR.Asso e sui primi nuovi velivoli vengono verniciati, sul fondo argenteo generale, i contrassegni delle Grandi Manovre. I CR.20 restano in linea ancora per qualche tempo e perciò anche per i primi mesi dell’anno successivo alcuni velivoli del Quarto continuano a portare le strisce colorate, mentre coesistono CR.20 e CR.Asso riverniciati per esigenze varie, dopo riparazioni o revisioni, che appaiono nella loro livrea argentea pulita. Questi velivoli recano solo il numero della squadriglia in nero e quello di linea in rosso. Inizialmente, nonostante le disposizioni in vigore dal 1927 , i velivoli del Quarto non sfoggiano un distintivo di gruppo, perché i gruppi non ne hanno adottato ancora uno. Per l’esattezza, il IX Gruppo ha il suo vecchio distintivo che portava sui suoi velivoli presso il 1° Stormo, costituito da un braccio armato di lancia, incluso in un triangolo orizzontale con i due lati lunghi ondeggianti secondo l’uso dell’epoca, ma esso, presente sui velivoli del IX sino al 1930, non ricompare presso il 4° Stormo.
Il 31 ottobre 1931, il col. Felice Porro assume il comando del 4°Stormo e nel suo discorso di insediamento invita il personale ad essere degno delle gloriosi tradizioni della 91^Sq. Baracca, che lo Stomo inquadra. Il nuovo comandante si fa poi promotore dell’adozione di un distintivo che identifichi il nuovo reparto e, nonostante il forte richiamo alle gesta di Baracca e della sua Squadriglia, sceglie un soggetto completamente nuovo un uomo alato armato di gladio con il motto “Coelum nobis-nos ad coelum” (Il cielo per noi-noi per il cielo).
Nello stesso periodo, i comandanti del 10°Gruppo e della 91^Squadriglia, in aggiunta al distintivo dello Stormo, portano sulla tuta anche un secondo emblema che raffigura un cavallo rampante nero posto entro uno scudo bianco.
La tradizione del cavallino di Baracca e’ pero’ molto forte e non tarda ad imporsi intorno al 1933/1934 sulle tute del personale e sugli aerei in dotazione. Secondo la testimonianza di Mario Salvadori, allora comandante della 90^ e capocalotta dello stormo dall’inizio dell’anno furono adottati cavallo nero, ritenuto quello originale di Baracca, su scudo bianco per il 10°Gruppo e cavallo bianco su nero per il 9°Gruppo. Di li al cavallino anche come simbolo dello stormo il passo fu breve: la brillante trovata per i distintivi dei due gruppi sanzionava di fatto un unico simbolo per lo stormo, anche perché l’adozione dei due cavallini, che vennero subito cuciti sulle tute di volo, portò alla scomparsa dell’«uomo alato». Anche i velivoli «ad personam» e quelli della squadriglia di Stato Maggiore portavano il cavallino sormontato orizzontalmente dallo scettro, simbolo del comando.
L’occasione propizia venne con l’assunzione del comando da parte del Duca d’Aosta nel maggio del 1933; fu lo stesso Duca ad accettare la proposta, caldeggiata da Bianchedi (aiutante maggiore in 1^ e successivamente aiutante di volo del Duca), ma ormai voluta da tutto lo stormo, di chiedere ufficialmente al ministero la sostituzione del precedente distintivo con il cavallino rampante. Di questa proposta o dei suoi risultati non vi è traccia di documentazione e quindi non si conosce se il distintivo proposto era costituito dal cavallino bianco o da quello nero. Si può ritenere che si trattasse di quello del X Gruppo, ossia l’originale di Baracca, per il valore della tradizione stessa, e ad avallare questa tesi starebbe il distintivo della III Brigata (1° e 4° Stormo), costituita nel giugno del 1933, che reca in campo tagliato diagonalmente l’arciere e il cavallino (nero), ma potrebbe anche essere stata una scelta obbligata considerato che l’arciere aveva il campo nero. A cavallo degli anni ’34-’35 compare per la prima volta un distintivo di stormo, cavallino bianco in campo rigato orizzontalmente, sormontato dal nodo sabaudo e dalla corona ducale. Di esso vi è traccia sulla carta da lettere e cartoncini per corrispondenza privata in uso presso i circoli e su cartoline edite dallo stormo nel 1935. Nello stesso periodo i cavallini dei gruppi usati sui velivoli e sulle tute di volo continuavano ad essere senza nodo e corona.
Secondo il ricordo degli anziani, l’introduzione della corona ducale e del nodo Savoia ebbe luogo quando il Duca lasciò il comando del reparto, quindi dopo il 1° maggio 1934, su richiesta dello stormo e concessione del Duca.
I distintivi di squadriglia non venivano portati dai piloti, né erano dipinti sui velivoli, tuttavia erano raffigurati negli hangars o nei comandi di gruppo ed ogni squadriglia aveva il suo distintivo.
II grifo rampante della 91^ non fu mai toccato, anche se il suo colore originario fu variato; in certi periodi ne compare traccia anche all’esterno dell’hangar della 91″, a Ciampino. Presso il Quarto, all’atto della sua costituzione, il comandante del X Gruppo e quello della 91^ portavano il cavallino, ma non fu mai coniato un distintivo diverso da questi due. Si può supporre che allorché il cavallino divenne distintivo di gruppo, la squadriglia ripristinò il grifo.
La 90* aveva un elefante rosso sin dalla sua origine nel 1918. Il distintivo della 84^ era un uccellaccio nero che non dovette riscuotere molto successo se le tracce, risalenti alla prima guerra mondiale, si perdettero presso il 4° Stormo. Come si vedrà in seguito, nel 1940 la squadriglia ne adotterà uno diverso. La 73^, l’unica squadriglia del IX con una storia, aveva come emblema una falce di luna bianca con una stella giallo-arancio in campo blu. Ma anche di tale distintivo si persero le tracce presso lo stormo. Le altre due squadriglie più giovani, la 96^ e la 97^, si dettero un distintivo all’atto della loro costituzione nel 1928. Di essi vi è documentazione in alcune foto della parete del loro hangar ad Aviano nel 1930. La 96^ adottò «le vedette», tre teste d’aquila su una serie di cime di montagne. All’epoca le squadriglie avevano le «drappelle» che, derivate dalle compagnie dell’Esercito ove erano rettangolari e venivano portate dal trombettiere sotto la tromba, nei reparti dell’Aeronautica avevano varie fogge e formati. La drappella originale della 96^ è tuttora custodita presso il IX Gruppo. La 97^ si dette un distintivo più anonimo e meno fortunato de «le vedette»: un’aquila contornata da nuvole. Probabilmente poco caratteristico, venne presto abbandonato. Fu nel 1934 che il comandante della 97^ Squadriglia, Oscar Molinari, ne impose uno davvero singolare costituito dal motto «Rasti Rusti» non altrimenti illustrato.
Con decorrenza 1° dicembre 1937 vengono aboliti i distintivi di gruppo (o eccezionalmente di squadriglia) ed in loro vece è istituito un distintivo di stormo (o di gruppo autonomo) da applicare sui velivoli. La disposizione tendeva ad uniformare l’uso dei distintivi presso i reparti di volo, giacché nonostante le disposizioni in vigore prevedessero sui velivoli i distintivi di gruppo, molti reparti portavano al loro posto quelli di stormo, ad esempio il 1° e il 6° Stormo. La disposizione prevedeva inoltre che i reparti ai quali erano stati assegnati particolari distintivi, scegliessero il nuovo tra quelli adottati in passato.
I velivoli del Quarto continuavano a portare i due distintivi di gruppo anche se, in effetti, un distintivo di stormo era stato adottato. Allorché, infatti, il Duca d’Aosta lasciò il comando della Divisione «Aquila» nello stesso dicembre 1937 ricevette in dono dal 4° Stormo una pregevole statuetta recante il distintivo del Quarto: cavallino bianco in campo nero, sormontato dal nodo sabaudo e dalla corona ducale. Nello stesso periodo, o poco più tardi, fu coniato il primo distintivo metallico, da giacca, dello stormo: cavallino bianco in campo nero, con nodo e corona, e scritta verticale «4° Stormo-Caccia». In conseguenza delle disposizioni ministeriali, secondo alcune testimonianze confortate da fotografie, il nodo sabaudo e la corona furono dipinti alla fine del ’37 anche sui distintivi di fusoliera dei due gruppi, risolvendo cosi l’applicazione delle norme senza rinunciare ai distintivi dei gruppi stessi. Nel 1937 si cominciò anche a passare dalla verniciatura argentea a quella mimetica che recavano i velivoli rientrati dalla Spagna. Negli anni successivi tale verniciatura veniva effettuata in ditta prima della consegna.
I velivoli Macchi 202 e 205 con i quali era equipaggiato il 4° Stormo al momento dell’armistizio presentavano i normali codici numerici di appartenenza alle squadriglie dello stormo (es. 97-3) nello stesso stile usato dall’inizio dell’anno, dipinti sulla fascia bianca di fusoliera, quando questa era stata mantenuta. In molti casi, però, la grave situazione bellica ed i continui spostamenti dei velivoli che, oltretutto, essendo pochi venivano fermati il meno possibile e solo quando indispensabile, ne avevano impedito una sistematica riverniciatura in aderenza alle disposizioni impartite con foglio d’ordini ministeriale. La disposizione emanata in agosto (il fascismo era caduto il 25 luglio) stabiliva la cancellazione dei fasci dalle superfici alari, ma non fissava altri distintivi di riconoscimento in loro vece.
Si deve notare, come si rileva da alcune foto del periodo di Castrovillari, agosto, che la pressante necessità di sottrarre i velivoli a terra alla osservazione alleata, aveva portato, oltre che a decentrarli ed occultarli con frasche, a verniciare la parte superiore della fascia bianca di fusoliera in accordo con la mimetica del velivolo, per renderlo meno visibile dall’alto.
La scritta 4° F. Baracca sul muso è presente su diversi velivoli. Nei primi giorni dopo l’armistizio risulta mantenuto anche lo stemma sabaudo sulla croce bianca della deriva; successivamente dopo l’approvazione alleata che si ebbe nella riunione del 21 settembre, vennero applicate le coccarde tricolori. Si stabilirono anche le marche di riconoscimento dei velivoli militari italiani, da applicare sulle superfici alari superiore ed inferiore e sui fianchi della fusoliera.
Sparirono così la fascia bianca, la croce bianca, la scritta 4° F. Baracca e lo stemma sabaudo. Sui Macchi 202 e 205 il numero della squadriglia e quello del velivolo trovarono posto sulla deriva, in colore bianco e di piccolo formato, al di sotto dell’insegna di gruppo. Questa disposizione dei codici era standard per tutto il Raggruppamento Caccia, ma non tutti i reparti portavano l’insegna del gruppo. La verniciatura mimetica era quella ad “amebe”. All’arrivo in linea dei P-39 nell’estate 1944 i codici, le insegne e le marche di riconoscimento erano statunitensi.
Inizialmente si provvide soltnto a sovrapporre la coccarda tricolore sulla stella americana, ma anche tale operazione non fu rapidissima e comunque molti P-39 trasferiti sul campo di Galatina, facenti parte della riserva logistica, mantennero le insegne originali a lungo. A Campo Vesuvio, dove le possibilità logistiche e tecniche erano limitate, si provvide solo a sovrapporre la coccarda sulla stella americana. I velivoli portavano così vistose lettere o numeri bianchi sulla fusoliera, grandi numeri di matricola sulla deriva, strisce bianche attorno al muso immediatamente dietro l’ogiva o in fusoliera nella zona di coda. Non mancavano disegni o nomi sulla parte anteriore della fusoliera, nello stile di molti velivoli USAAF. Con il ritorno a Galatina e la disponibilità del Servizio Tecnico del Raggruppamento si provvide ad applicare lo stemma di gruppo sulla deriva e sotto in numeri romani quello dei gruppi seguito da G.po (es. IX G.P) mentre i codici di squadriglia e di linea erano dipinti in bianco sulla portiera.
Successivamente il numero di linea fu posto sulla deriva dopo l’indicazione di gruppo e separato da un trattino. I velivoli del 12° Gruppo non facevano eccezione e portavano sino alla fine del 1944 sulla deriva l’indicazione XII.. Al di sopra lo stemma di gruppo aveva il cavallino bianco o nero secondo la squadriglia di appartenenza (73^ o 91^). La mimetica dei velivoli era verde-oliva a tinta uniforme. I velivoli del 9° Gruppo avevano le ogive verniciate in bianco, quelli del 10° le avevano rosse. Nell’ultimo mese del 1944, la posizione di intransigenza delle autorità alleate nei confronti dello stormo, che autorizzava solo due gruppi operativi (10° e 12°) lasciando al terzo il ruolo di riserva logistica su Galatina, e la volontà di partecipare alle operazioni belliche dalla base di Canne portò lo stormo a cancellare dalla deriva ogni indicazione del gruppo di appartenenza, cosicché rimasero su di essa solo cavallini bianchi e neri, sulla portiera il numero di linea, ma i velivoli del 9° conservavano sul muso la scritta Larsimont che lo Stato Maggiore aveva concesso nel luglio 1944.
All’inizio del 1945, il 10° Gruppo fu autorizzato a fregiarsi della scritta F. Lucchini, ma di fatto la disposizione fu applicata quando la guerra volgeva ormai al termine. Sulle tute di volo i piloti portavano il cavallino di gruppo già usato negli anni precedenti, non per tutti e di fatture anche diverse tra loro con o senza corona e nodo sabaudo e in alcuni casi con l’indicazione della squadriglia.
Per completare la panoramica araldica riguardante i cavallini, Johnson produsse nel marzo 1945, su un ordine del novembre 1944, un distintivo metallico analogo a quelli preparati per il Quarto, con corona ducale ma senza nodo sabaudo, recante la scritta “3° Gruppo Caccia”, il terzo gruppo dell’ANR che non ebbe il tempo di entrare in linea e che era comandato dal magg. Ferdinando Malvezzi, già del 4° Stormo, trovatesi al Nord il giorno dell’armistizio.
Un cenno infine, al cavallino”africano”: la 412^ Squadriglia che operava in Africa Orientale con i CR.42 si dette come distintivo il cavallino del Quarto su un fondo scuro sagomato a forma di Africa Orientale.
Sino alla fine della Guerra di Liberazione, sui P-39 non comparvero variazioni di rilievo in materia se si fa eccezione -come già detto – per la scritta “F. Lucchini” che i Cobra del 10″ Gruppo (84^ e 90^ Sq.) portarono sul muso assieme alla stella bianca e all’elefantino a partire dai primi mesi del 1945 dopo l’autorizzazione ministeriale. Il 9° Gruppo aveva già adottato dagli ultimi mesi del 1944 la scritta “Larsimont”.
Poco dopo, in ottobre, il 12° Gruppo fu sciolto e ciò portò al ripristino dei cavallini di gruppo con corona e nodo sabaudo. La proclamazione della Repubblica avvenne nel giugno 1946, quando il Quarto passò sui P-38 Lightning che, pertanto, ebbero i cavallini dei due gruppi senza corona e nodo, ad eccezione inizialmente di qualche esemplare dei primi arrivati.
I P-38 mantennero la loro livrea metallica nella quale erano stati consegnati, portarono i codici di reparto e di linea in nero a cavallo della coccarda, adottando la numerazione da 1 a 30 per il 9° Gruppo e da 31 a 60 per il 10°.
Non vi è traccia di applicazione di distintivi di squadriglia sui P-38. Ad essi seguirono presto, alla fine del 1947, i P-51 Mustang sui quali furono mantenuti i criteri precedentemente adottati, con qualche aggiunta ( distintivi di squadriglia della 91^ (Grifo nero) e della 96^ (Le Vedette) dipinti sulla parte alta di fusoliera all’altezza del tettuccio. Furono invece ripristinate le insegne di comando, per il comandante di stormo – bandierina blu rettangolare con striscia centrale rossa, per i comandanti di gruppo – bandierina rettangolare tagliata a coda di freccia su un lato corto e di squadriglia – triangolare, dello stesso colore delle precedenti. Compaiono inoltre i numeri di linea sui portelli copriruota del carrello. Anche i P-51 mantennero sempre la loro livrea metallica, ma ebbero l’ogiva rossa, quelli del 10° Gruppo, e bianco argento quelli del 9°. Con i Vampire ( 1951 ) scompaiono i distintivi di gruppo o di squadriglia, con pitturato sulle code il Cavallino nero in campo bianco adottato anche come distintivo di stormo, senza corona e nodo.
La numerazione di linea era quella tradizionale. I DH.l00 erano verniciati grigio argento e non ebbero mai la livrea mimetica, come per il Vampire Notturno DH.l 13.
Viene verniciata con colore scuro antiriflesso la parte superiore della carlinga davanti al tettuccio e sui velivoli dotati di muso rosso si procede a raccordare le due superfici colorate. Questa era la situazione nel febbraio 1954, ma in dicembre restava solo la colorazione scura antiriflesso. I C-45 e gli altri velivoli da collegamento hanno il codice 4 ma non i cavallini sulle derive, pur con qualche eccezione. Con la costituzione dell’aerobrigata si pose il problema del 12° Gruppo e la soluzione adottata fu che il distintivo di stormo, ora unico per i tre gruppi, ebbe il fondo bianco per avere il cavallino nero di Baracca. Il 12° Gruppo si dette il cavallino nero su fondo verde con arco e freccia. La freccia richiamava il nominativo radio, Strale, che si affiancò alle Picche e ai Dardi; durante la Guerra di Liberazione, invece, il nominativo fu proprio quello di Freccia.
12° Gruppo L’Aeronautica adottò nuovi distintivi per i reparti, sopprimendo tutto ciò che debordava dallo scudetto e sormontò lo stesso con un’aquiletta molto piccola. Le scritte naturalmente furono stormi e aerobrigate.
La Quarta Aerobrigata non adottò il nuovo distintivo, ossia non fece coniare lo scudetto a fondo bianco con la scritta orizzontale in alto “4^ Aerobrigata”, come previsto, e l’aquiletta superiore. Sino alla fine del 1955 non si ebbero variazioni nei contrassegni, nella colorazione e nei distintivi portati sui DH.100 nel 1954. All’inizio del 1956 l’arrivo degli F-86E, velivoli di ben altra mole rispetto ai Vampire, consentì di dare maggiore visibilità al Cavallino della Quarta, che svettò così in una nuova veste sulle alte derive dei Sabre: mantenendo il colore nero su fondo bianco del distintivo dell’aerobrigata, si volle richiamare compiutamente il simbolo di Baracca sagomando il fondo bianco a mo’ di nuvola. Il richiamo alla tradizione fu così ancora più evidente che in passato e al tempo stesso la soluzione consentì di caratterizzare maggiormente i velivoli della Quarta e di superare la mancanza del nodo sabaudo e della corona nel precedente scudetto.
Gli F-86 giunsero in linea di volo nella loro livrea metallica ed ebbero le marche di stormo e la numerazione di linea in grandi cifre nere. Con l’avvio del programma IRAN si ebbe l’opportunità di adottare la colorazione standard della NATO, mimetica nella parte superiore dei velivoli e quella grigio-azzurra per la parte inferiore. Le marche di stormo e di linea dei gruppi, la numerazione della matricola militare sulla deriva furono dapprima mantenute in nero, più tardi mutate in bianco. Non erano presenti distintivi di squadriglia o di comando. La numerazione di linea mantenne la tradizionale divisione 1-30 per il 9″ Gruppo, 31-60 per il 10″ e 61-90 per il 12°, riportata anche sulla copertura del ruotino anteriore. Non furono adottate fasce anulari colorate sulla parte anteriore della presa d’aria, o decorazioni sul bordo d’entrata della deriva richiamanti i colori dei tre gruppi di volo, come invece praticato da altre aerobrigate nello stesso periodo. Nello standard la superficie verde-oliva antiriflesso sulla parte superiore del muso. Nel marzo del 1963 i primi F-104 consegnati all’aerobrigata mantengono sulla deriva il cavallino nero su nuvola bianca, ma hanno una colorazione del tutto originale perché sulla livrea metallica la parte superiore del velivolo risulta verniciata in bianco “antiradiazione” che tiene conto delle più alte quote raggiungibili dal nuovo caccia bisonico e quindi della radiazione cosmica esistente a quelle altitudini e di eventuali radiazioni dovute ad esplo-sione nucleare. Successivamente, nello stesso anno, la verniciatura antiradiazione rimane solo sulle ali per scomparire poi del tutto, sostituita più tardi da quella mimetica con marche nere, poi bianche. Sulle derive continua a svettare il Cavallino nero su nuvola bianca per tutti e tre i gruppi dell’aerobrigata.. Nello stesso periodo il 12° Gruppo viene destinato a transitare sugli F-86K, per assumere in settembre, con il trasferimento a Gioia del Colle, la dipendenza dal comando di quella base aerea. Ad Istrana, dove era avvenuta la consegna dei K al 12° era stato posto sulla deriva il Cavallino nero su nuvola bianca, che verrà mantenuto sino al 1967 allorché il gruppo entrerà nel 36à Stormo, sulla stessa base, insieme al 155° Gruppo della 6^ Aerobrigata, e sulle derive dei velivoli dei due gruppi verrà posto il nuovo distintivo del neoricostituito 36° Stormo. Per il 10° il trasferimento sulla base di Grazzanise non comportò particolari problemi da questo punto di vista, perché non solo il gruppo mantenne il Cavallino nero su nuvola bianca di Baracca, ma allorché nel 1967 saranno ripristinati gli stormi soppressi con i comandi di base aerea e verrà costituito a Grazzanise il 9° Stormo, questo sarà intitolato a Francesco Baracca ed il nome dell’eroe di Lugo sarà introdotto sul distintivo del 9° Stormo, per il quale verrà adottato il Cavallino nero in campo bianco e la scritta 9° Stormo F. Baracca. A quell’epoca il nuovo 4° Stormo adotterà il Cavallino bianco in campo nero con lo scudetto sormontato dalla corona ducale per richiamare la nuova intitolazione ad Amedeo di Savoia Duca D’Aosta che ne fu comandante. Tale scudetto prenderà il posto del Cavallino nero su nuvola bianca della 4a Aerobrigata sulle derive dei suoi F-104. In un’epoca successiva la forza della tradizione porterà al ripristino anche del nodo sabaudo che aveva sempre ornato lo scudetto del 4° Stormo sino al passaggio alla Repubblica nel 1946. Con lo scioglimento nel 1967 della 4^Aerobrigata e l’intitolazione del rinato 4°Stormo ad Amedeo di Savoia, sugli aerei torna il cavallino rampante bianco del IX Gruppo completo di corona ducale e nodo savoia.