L’erudito signor conte Francesco della Torre membro dell’ Accademia degli Arcadi di Gorizia e versatissimo negli esperimenti di fisica, all’occasione di essersi nelle vicinanze di detta città lanciato un globo aerostatico, rimarcar ci ha fatto alcuni difetti dell’operazione e degl’istrumenti al medesimo inserviente, dichiarandosi di voler prender l’impegno della formazione di altro globo per lanciarlo con le più esatte regole, a scanso dell’incendio a cui quello era soggiogato
(da: Cara vecchia Gorizia di Ranieri Mario Cossar, pag.76)
Il 26 luglio 1784 alle ore sette e quaranta dai prati della Campagnuzza viene innalzato un secondo aerostato alla presenza di numerosi spettatori di ogni ceto.
Mediante di lenta fiamma di paglia accesa all’inferiore orificio del globo, si principiò a far dilatare l’aria del medesimo. Gradatamente andò questo dilatandosi sino al suo punto con relazione all’espansione dell’aria interna. Gli fu allora sottoposto un braciere ricolmo di bambagia inzuppata d’olio e di altra combustibile materia. Rilasciata quindi fu la funicella che ritenevalo dall’ascesa, e videsi fra gli evviva universali elevar maestosamente in aria. Perpendicolarmente ascese sino a cento passi in circa, prendendo la direzione verso Sud West. Indi per altri cinquanta passi venne dall’aria obbligato al cammino verso Nord West. In questa situazione elevossi per duecento passi all’incirca, cambiò giro, e per il rombo di Sud West si diresse all’ulteriore altezza di circa duecentocinquanta passi. Poiché l’applicazione del sottoposto braciere eseguita fu da numero di persone maggiore del bisogno, vaghe di partecipare all’onore di si dilettevole manovra, perciò riuscir non potè che confusa ed equivoca l’applicazione della fiamma. Questa pertanto insinuandosi fra sette minuti all’orlo dell’ orificio, e quindi successivamente al corpo intiero del globo, lo rese inabile di reggere alle impressioni dell’aria esteriore, e l’obbligò a calare semiconsunto, mezzo miglio all’incirca lungi dal luogo della sua elevazione
(da: Cara vecchia Gorizia di Ranieri Mario Cossar, pag.76)
Il 17 ottobre 1784 alle cinque e dieci del pomeriggio l’astronomo Giangiuseppe Barzellini, con il contributo del conte della Torre e del geometra Giorgio d’Alles lancia dal villaggio di Peuma un globo di quattordici piedi di diametro. All’ altezza di 2.754 tese (circa 4.800 metri) il globo prende una direzione orizzontale scomparendo alla vista. E’ il primo aerostato che si innalza senza incendiarsi ad una notevole altezza nel cielo di Gorizia.
Di un altro aerostato lanciato dall’astronomo Barzellini si ha notizia in una lettera del 30 giugno 1785 inviata dal barone Claudio Del Mestri a Giacomo Casanova: il globo aveva un diametero di sedici piedi (4.80 metri circa) ed era “Tagliato secondo la formula universale calcolata dal signor Giuseppe Barzellini“
MADAMIGELLA MIMI’
In un velato pomeriggio autunnale del 1873 da Piazza Catterini sale verso il cielo una mongolfiera a spicchi colorati con a bordo un’audace aeronauta “Madamigella Mimì”
L’avvenimento aveva fatto accorrere, dalla provincia verso il capoluogo, molti curiosi, specialmente dalla Bassa friulana, venuti con le tipiche carrette e con i non meno caratteristici <s’cielars>, carri rustici il cui uso va sempre più scomparendo, per poter assistere allo spettacolo che prometteva di riuscire emozionantissimo. la “regina dell’aria” vestiva uno sfarzoso costume a maglia, trapunto di lustrini metallici che la rendevano scintillante come una stella.. Il riempimento del pallone, coll’aria riscaldata, era avvenuto sotto gli attenti sguardi e i vivi commenti del pubblico e delle massime autorità, intervenute al completo. Madamigella Mimì, dopo aver lanciato uno squillante “Lasciate!”, a coloro che tenevano le funi di manovra, era saltata audacemente sul trapezio, che pendeva dal pallone invece della solita navicella, e aveva dato principio ad arrischiatissimi esercizi acrobatici, mentre l’aerostato s’era librato in aria, per guadagnare le alte sfere, e per la vasta piazza avevano risonato l’allegre note d’una frenetica marcia di Strauss.
Ben presto l’ampia sfera, solcando il “mar dell’aere” con strani ondeggiamenti, aveva cominciato a decrescere agli occhi degli rabbrividiti percussori… del “tifo” sportivo, in tuba o marsina color avana. Dopo essersi eclissata, per qualche istante fra le nubi, ognuno a modo suo aveva voluto presagire dove sarebbe atterrata l’audace aeronauta. I più trepidanti per la sua sorte la vedevano inghiottita dai vortici delle azzurre acque dell’Isonzo, i più ottimisti per lo meno dilaniata dai rami degli alberi del “monte Calvario”. Ma un venticello, levatosi verso quell’ora, aveva sospinto il globo verso il San Valentino, sulle cui brulli pendici l’affascinante Mimì aveva felicemente messi i piedi a terra. La notizia del suo fortunato atterraggio s’era sparsa in un baleno fra il pubblico, sollevando un grave peso dal cuore di tutti.
(da: Cara vecchia Gorizia di Ranieri Mario Cossar, pag.79)